Il Parco della Valle della Motta si estende su 163 ettari (ha), sul territorio giurisdizionale dei comuni di Coldrerio (39 ha) e Novazzano (124 ha). E’ caratterizzato da un perimetro che include tutta la valle in cui scorre la Roncaglia, nonché i boschi e le aree agricole che formano con essa un’unità paesaggistica ben definita. Al suo interno il Parco è suddiviso in vari settori, per ognuno dei quali esistono precise prescrizioni, che indicano le attività ammesse e quelle vietate. Si distinguono le seguenti zone:

  • le zone di protezione della natura, dove sono presenti i biotopi più importanti e più delicati oppure dove ne è previsto il recupero. In queste aree sono in genere ammessi unicamente interventi di gestione naturalistica. Nel Parco vi sono tre zone di questo tipo. La prima, in località Fornace, è caratterizzata dalla presenza di boschi umidi, stagni e ruscelli, particolarmente importanti anche quali collegamenti ecologici. La seconda, in zona Loi, presenta un mosaico di ambienti umidi e secchi molto rari. Infine la terza, situata presso il confine sud orientale del Parco, è già oggi un monumento geologico assai importante per la presenza di argille plioceniche. L’area si presta inoltre al recupero di ambienti umidi, quali zone golenali, stagni, acquitrini, come pure di ambienti ruderali.
  • Le zone agricole, che comprendono tutti i prati, i campi e i vigneti coltivati dalle aziende presenti nel Parco o che coltivano terreni al suo interno. Tali zone si suddividono in due categorie. La prima interessa i comparti utilizzati ancora in modo tradizionale ed estensivo e forma un paesaggio rurale ben strutturato, arricchito di ambienti naturali quali siepi, margini boschivi e singoli biotopi: ne sono esempi la campagna che si estende in località alla Motta (Coldrerio) oppure le coltivazioni nei dintorni del Mulino del Daniello. Sono invece incluse nella seconda categoria, destinata ad essere valorizzata dal profilo naturalistico e paesaggistico, le superfici di tipo più intensivo, prevalentemente formate da campi e vigneti.
  • L’area forestale, che comprende dei boschi di pianura (detti planiziali). In questo ambito il progetto di Parco prevede l’istituzione di un’area di riserva, nella quale si rinuncia volontariamente all’esecuzione di interventi di gestione a favore dello sviluppo di boschi più maturi: all’interno di tale riserva forestale il bosco, verrà dunque lasciato alla sua evoluzione naturale. La parte restante dei boschi potrà per contro essere parzialmente utilizzata dai singoli proprietari per la produzione di legna da ardere.
    La zona per attrezzature e edifici privati di interesse pubblico, che comprende tutta l’area circostante il Mulino del Daniello. Il progetto di Parco riconosce infatti al mulino un ruolo di polo, dove concentrare le strutture di accoglienza e incentivare le attività ricreative e didattiche.
  • La responsabilità del Parco è affidata alla Fondazione Luigi e Teresa Galli, che gestiva già in precedenza il comprensorio del Parco del Mulino Daniello, affiancata da una Commissione

Tavole didattiche che descrivono le particolarità della zona
scientifica a carattere consultivo.

La creazione del Parco ha portato al ripristino di una rete di sentieri che permettono un collegamento pedonale tra diversi Comuni del Basso Mendrisiotto, percorribili all’interno di ambienti naturali di particolare bellezza. Lungo il sentiero principale sono presenti delle tavole didattiche che descrivono le particolarità della zona.

L’accesso al parco è libero e gratuito, ma potete anche prenotare una visita con guida contattando:

Chiama al 0041(0)91.690.10.29 o scrivi a riservazioni@parcobreggia.ch

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