Introduzione
Con un po’ di fantasia e immaginazione, aiutati dal racconto di qualche anziano della regione, al giovane d’oggi non risulterà difficile chiudere gli occhi e rivivere la realtà del Mendrisiotto di qualche decennio fa. Realtà formata da piccoli paesi di gente semplice, in prevalenza rappresentata da una società rurale, che viveva in sintonia con gli elementi della natura circostante.
Natura che ha garantito il sostentamento dei nostri predecessori che spesso hanno dovuto lottare con il duro lavoro, sopportando fatiche oggigiorno impensabili, per potersi garantire l’indispensabile per la sopravvivenza. Natura, a volte generosa, a volte avara, ma pur sempre rispettata da quelle generazioni che avevano imparato a dialogare con essa, a capire ogni messaggio che essa inviava, nel lento e regolare alternarsi delle stagioni.
La realtà del Distretto è però cambiata in modo radicale negli ultimi anni.
Il settore secondario si è imposto, a volte anche prepotentemente, a scapito di quel territorio che non garantiva più il sostentamento ad una società moderna che, con tutti i diritti, reclamava un maggior benessere. Da ciò è nata una regione dinamica e produttiva dove l’intraprendenza dei suoi abitanti ha permesso l’ulteriore sviluppo che stiamo vivendo tuttora.
Questo rapido sviluppo ha però fortunatamente risparmiato alcune aree naturali di importantissimo valore ricreativo, ecologico e paesaggistico. Nella nostra regione vi è appunto la possibilità di passare in tempi brevissimi da una caotica strada a forte traffico ad un sentierino in mezzo al bosco, dove il cinguettio degli uccelli accompagna l’escursionista in un ambiente senza tempo.
Queste aree possono essere molto vaste, come per esempio il M.te Generoso, il M.te S. Giorgio o il M.te Caviano, altre racchiuse all’interno del territorio urbanizzato, conseguentemente più piccole, come per esempio la conca del Prémurin a Ligornetto o la Valle della Motta.
Il paesaggio ed ingegnerianaturalistica
Il Parco è in gran parte coperto da una folta superficie boschiva ed è attraversato dal fiume Roncaglia. La sinergia formata dagli ambienti naturali differenti creano dei paesaggi di rara bellezza; una passeggiata all’interno del Parco offre al visitatore degli scenari naturali particolarmente suggestivi in tutti i periodi dell’anno.
L’ingegneria naturalistica è un insieme di tecniche costruttive che utilizzano il legno e la pietra quali elementi di consolidamento e l’uso combinato di piante e arbusti vivi. Questi ultimi, scelti accuratamente in funzione del luogo d’intervento e della loro capacità di rigenerazione, sviluppano in pochi anni un intreccio di radici tale da garantire la stabilità dell’opera.
All’interno della Valle della Motta si possono trovare importanti esempi di ingegneria naturalistica, quali il consolidamento della sponda del fiume che sorregge il piazzale situato davanti al Mulino del Daniello, le stupende dieci briglie di legno costruite per impedire fenomeni di erosione, e la scala di risalita per i pesci, situata in prossimità della chiusa del Mulino.
Biodiversità
Nella Valle della Motta, la presenza di un mosaico di ambienti naturali diversificati quali boschi, corsi d’acqua, zone umide, stagni, praterie, siepi naturali, campi coltivati in modo estensivo, permette l’insediamento di innumerevoli specie vegetali e animali. Su una superficie totale di 234 ettari, sono state censite oltre mille specie differenti, di cui 75 figurano nella lista rossa delle specie in pericolo di estinzione in Svizzera, 45 non erano mai state censite in Ticino, 30 non erano mai state censite in Svizzera e addirittura 7 specie di funghi sono state finora rilevate solo all’interno della Valle della Motta e in nessuna altra parte del mondo. Una vera oasi di biodiversità.
L’Agricoltura
L’agricoltura gestisce circa la metà della superficie del Parco della Valle della Motta e il suo ruolo non è solo produttivo, ma anche di gestione del territorio e di tutela ambientale.
In passato, l’attività primaria era contraddistinta dalla presenza delle masserie della Motta e del Loi, situate nella parte alta della valle. Anche i tre mugnai coltivavano prati e campi adiacenti ai mulini ed allevavano animali domestici.
Attualmente le aziende agricole che hanno sede nel comparto del Parco sono tre, due a Novazzano ed una a Coldrerio. Una parte dei terreni agricoli sono coltivati da contadini provenienti da zone esterne al perimetro protetto. Le superfici sono prevalentemente costituite da prati, campi e vigneti.
In linea con la politica agraria attuale, ogni azienda s’impegna a limitare drasticamente l’uso di fertilizzanti ed antiparassitari. Il bestiame è allevato con sistemi rispettosi degli animali. Inoltre, ogni agricoltore dedica una parte delle sue terre alla compensazione ecologica inserendovi elementi di grande valenza ambientale come i prati magri, le siepi, gli alberi isolati ad alto fusto e i muretti a secco. In questo modo l’agricoltura contribuisce alla promozione della biodiversità e all’arricchimento del paesaggio con elementi agro-ecologici simili agli ambienti naturali.